Il 15 aprile è finita l’era dell’energia nucleare tedesca.
Nonostante l’Europa si prodighi per sostituire i combustibili fossili e ancor di più provi a eliminare la dipendenza dal gas russo, la Germania prende una decisione veramente contro corrente, quella di disattivare gli ultimi 3 reattori nucleari: Emsland, Isar2 e Neckarwestheim2.
La storia “nucleare” tedesca inizia 62 anni fa, nel lontano 1961 e più precisamente il 17 giugno quando si inaugurò la centrale di “Kahl VAK” a est di Francoforte costruita da General Motors . Con un reattore sperimentale ad acqua bollente tenuto in attività per 150.000 ore, fornendo oltre 2 miliardi di di kilowattora di elettricità, chiusa dopo 25 anni di attività nel 1985 e finita di demolire verso la fine del 2008.
L’inizio del dissenso nei confronti di tale tecnologia va fatto risalire alle proteste avvenute nel 1975 nella città di Wyhl, dove il Governo tedesco aveva dato il via alla realizzazione di un altro reattore, ma le manifestazioni dei residenti ai quali si unirono poi gli studenti dell’università di Friburgo e poi di tutto il movimento antinucleare, portarono all’abbandono del progetto e alla realizzazione di un’ oasi riserva naturale.
Successivamente, nel 1986 il disastro di Chernobyl smuove nuovamente le coscienze del popolo tedesco e avvia un processo che porta alla costituzione del ministero dell’Ambiente. Nel 2008 Angela Merkel respinge gli attacchi di tutte le fazioni antinucleari, ma nel 2011 dopo il disastro di Fukushima non è più possibile rinviare e la Germania inizia definitivamente l’abbandono dell’energia nucleare.
Nonostante sia un processo iniziato anni fa, la chiusura degli ultimi 3 stabilimenti ha creato polemiche all’interno del governo creando una spaccatura tra Fdp (Partito liberale democratico) che chiedeva di tenere in stand by la chiusura delle centrali e i Verdi che invece sostenevano che la chiusura non avrebbe creato problemi di fabbisogno energetico.
Aldilà della discussione politica, resta l’opinione pubblica che col passare del tempo e soprattutto degli scenari geopolitici ha cambiato rotta, I sondaggi restituiscono un’opinione non così convinta della mossa del governo. Stando ad un’indagine di YouGov, solo il ventisei per cento dei tedeschi pensa che chiudere le centrali nucleari sia la cosa giusta da fare. Il trentadue per cento è invece favorevole a mantenere attivi gli ultimi tre reattori per un periodo limitato; un altro trentatré per cento vorrebbe estenderne il funzionamento.
Il motivo del ripensamento risiede nell’invasione dell’Ucraina, Mosca non può più essere considerata più un interlocutore, e la Germania non può più importare il 50% di gas dalla Russia come prima, l’alternativa rimane riaprire le centrali a carbone con la promessa di dismetterle tra qualche anno, ma anche questa scelta è criticata da tanti (tra cui attivista Greta Thunberg).
D’altra parte la Germania accelera la sua transizione verso tecnologie ecosostenibili investendo nell’ eolico e in particolare negli impianti eolici offshore, nel 2022 questa tecnologia diventa “interesse pubblico prevalente” e vine presentato un piano per raggiugere i 30 GW entro il 2030 e i 40 entro il 2035.
Si individuano nuove aree per gli impianti, si cerca di ottimizzare quelli esistenti, ma soprattutto si pensa ad’ una rete elettrica offshore europea, in cui alcuni parchi eolici possono essere interconnessi.
Cosa succede intanto in Europa
Tornando invece al nucleare altre nazioni europee Francia e Finlandia in primis continuano ad investire in questa direzione, la Finlandia inaugura (una settimana dopo la chiusura dei tre reattori tedeschi) la centrale Olkiluoto 3 il reattore più grande d’Europa, con una potenza elettrica netta di 1.6 GW ed insieme agli atri due reattori Olkiluoto 1 e 2 garantisce il 30% del fabbisogno elettrico della Finlandia.
La Francia prevede di realizzare altri 6 nuovi reattori, ai quali si potrebbero aggiungerne altri 8 e chiede alla comunità Europea di riconoscere gli stessi incentivi dedicati alle energia rinnovabili anche per l’energia nucleare.
In pratica, un panorama in movimento, che evolve in direzioni diverse, dove l’Italia dovrebbe fare la sua parte, soprattutto nella ricerca (al momento non è possibile realizzare reattori nucleari in Italia), abbiamo le “menti”, dobbiamo investire nei “mezzi”. Ovviamente mi riferisco a NewCleo, fondata nel 2021 a Londra da un team di scienziati italiani e guidata da Stefano Buono, il cui scopo è quello di sviluppare energia nucleare pulita.